Linkiesta.it: Sigarette elettroniche, una bolla che finisce in tasse

Brulica il mercato italiano nascente delle sigarette elettroniche ma il rischio è che rimanga solo una serie di buchi neri nelle strade commerciali delle città: i più di duemila negozi che chiuderebbero, secondo le stime dell’Anafe (Associazione Nazionale fumo elettronico), se entrasse in vigore la tassa del 58.5% su device, ricambi e aromi. «Basterebbero 90 giorni per far chiudere due terzi dei negozi di sigarette elettroniche» – afferma il presidente Massimiliano Mancini. E addio mercato nascente con cifre da record, quello che nel 2012, tra negozi e produzione, ha creato 4000 posti di lavoro. Intervista a un titolare di un punto vendita. Se fino ad aprile 2013 il fatturato mensile di un negozio era attorno alle 20mila euro in una cittadina di 20mila abitanti, «con la campagna mediatica ostile della Fit, c’è stato un primo calo delle vendite, che fa fatturare solo 8mila euro circa al mese», spiega. «E ora arriva la nuova tassa, col rischio di chiusura del 70% dei nostri negozi». A chiedere al ministero dell’Economia le ragioni di una tassa così pesante e decisa di punto in bianco, non si ottiene una motivazione diversa da quella della necessità di fare cassa. «È la stessa tassa che c’è sulle sigarette tradizionali», dicono dallo staff del ministro Saccomanni. «E c’era bisogno di recuperare dei fondi». E Massimiliano Mancini, pur consapevole che il mercato delle e-cig abbia bisogno di una regolamentazione, tasse comprese, è convinto che la misura sia stata presa «senza avere la minima idea del mercato della sigaretta elettronica, dei suoi numeri e dei vantaggi in termini di Irpef, Irap e posti di lavoro creati portati alla Stato. Per non contare i minori costi per la sanità, visto che le e-cig sono meno nocive delle sigarette tradizionali e portano molti a smettere di fumare». Sulla questione della nocività si sta interrogando il ministero della Salute. La sigaretta elettronica è paragonabile a un farmaco? Lo staff del ministro Lorenzin precisa che nulla è stato stabilito e che passeranno ancora molti mesi prima di avere una direttiva europea in materia. «La vendita nelle farmacie di prodotti contenenti una certa dose di nicotina era la posizione prevalente degli altri Paesi partecipanti, non dell’Italia». Per ora però, il ministro Lorenzin ha limitato l’uso delle sigarette elettroniche ai maggiorenni, e proibito l’utilizzo negli spazi chiusi delle scuole. «Il Csm ha sconsigliato l’uso alle donne incinta e ai minorenni», si giustificano.

 

 

Panorama.it: 
Sigarette elettroniche, quanto costeranno ora

Dopo averne discusso a lungo, il Governo ha preso la sua decisione: la tassa che già colpisce tabacco e altri prodotti da fumo verrà estesa a sigarette elettroniche e ricariche. Che costeranno il 58,5% in più. Una follia, pensata per recuperare gettito fiscale e far slittare di qualche altro mese il contestato aumento dell’Iva. Una scelta che stronca sul nascere un settore in rapidissima crescita che, a dispetto dei numeri sbalorditivi già registrati nel 2012, probabilmente non è ancora riuscito a dimostrare del tutto le sue potenzialità.1509 punti vendita aperti nel 2012 solo nel Bel Paese, che a maggio 2013 hanno superato il record dei duemila, hanno creato ben cinquemila nuovi posti di lavoro, e aiutato gli italiani a risparmiare, visto che chi era abituato a fumare un pacchetto al giorno è riuscito a ridurre i costi per il fumo di ben 1356 euro in un anno. Vantaggi che la nuova tassa inevitabilmente annullerà. E anche in fretta.La nuova imposta avrà un fortissimo impatto economico da due punti di vista. L’aumento del prezzo delle e-cig, oltre a renderle molto meno convenienti per i consumatori, porterà a una significativa contrazione di questo mercato, che rischia di far chiudere numerosi punti vendita: l’Anafe, Associazione nazionale fumo elettronico, ha ipotizzato che la nuova imposta possa travolgere il 60-70% degli operatori del settore, con una perdita netta di almeno tremila posti di lavoro.Numeri alla mano, i risparmi svaniscono un po’ per tutti. I kit e-cig che costavano dai 33 agli 84 euro, oscilleranno ora tra i 52 e i 133 euro. I flaconi, invece, passeranno da una media di 6 a una di 9,5 euro. Il classico pacchetto di Marlboro Gold, invece, continuerà a costarne 5, quindi per fumare un pacchetto al giorno serviranno ancora 150 euro al mese e per uno ogni tre giorni 50.Quanto possono risparmiare gli svapatori oggi? Acquistando il kit più costoso, da 133 euro, e cinque flaconi al mese (durano circa sei giorni), la spesa complessiva salirebbe da 114 a 180,5 euro. Riducibili a 99,5 optando per il kit più economico.Nel primo mese, quindi, chi fuma una media di un pacchetto riuscirebbe a risparmiare 50 euro acquistando il kit economico, mentre gliene servirebbero due per ammortizzare il costo del kit più costoso e risparmiare circa 70 euro. Chi fuma di meno (ipotizziamo tre filtri al mese e non più cinque), avrebbe bisogno di sette mesi per ammortizzare i costi e iniziare a risparmiare una ventina di euro al mese acquistando il kit più caro, che scenderebbero a tre con il kit economico.Immaginando però che la nuova tassa possa scoraggiare nuove conversioni dalle bionde tradizionali alle e-cig, chi ha già acquistato i kit quando erano convenienti può consolarsi con la prospettiva di continuare a risparmiare un centinaio di euro al mese se l’abitudine resta di cinque filtri, una ventina con tre. Il Governo ha scelto di procedere in questo modo per recuperare risorse sufficienti a rinviare di altri tre mesi l’aumento dell’Iva dal 21 al 22%, senza calcolare, forse, che se il numero di svapatori (oggi pari a circa due milioni, che alimentano un giro d’affari di mezzo miliardo di euro) diminuirà, scoraggiato dall’aumento dell’accise, anche le stime di gettito fiscale legato al fumo elettronico dovranno essere rivisto al ribasso. Ne è valsa la pena? Forse no.

 

 

ANAFE: TASSAZIONE E-CIG DEL 58,5%, SE CONFERMATA E’ ASSURDITA’

testata

Roma, 26 giugno 2013

L’Associazione Nazionale Fumo Elettronico annuncia battaglia sulla eventuale tassazione del 58,5% da applicare alla sigaretta elettronica e alle ricariche contenuta nel decreto varato oggi dal Consiglio dei Ministri.

Il Presidente dell’associazione Massimiliano Mancini ha dichiarato che “se confermate le anticipazioni a mezzo stampa, significherebbe che questo Governo non ha minimamente idea di ciò che sta facendo e per rinviare di 3 mesi l’aumento sull’IVA impone una tassazione del 58,5% sulla e-cig e sulle ricariche indipendentemente dalla presenza di nicotina”.

Inoltre, l’associazione contesta la misura del Governo perché sul tema, nonostante le dichiarazioni, non è stata fatta nemmeno una consultazione, che sarebbe stata utile principalmente al Governo per comprendere un settore di cui dimostra di non avere idea del funzionamento. “ANAFE ha realizzato uno studio su una tassazione di scopo proporzionale alla nicotina presente nelle ricariche che verrebbe accompagnata da una regolamentazione complessiva ed equilibrata dell’intero settore, garantendo equità fiscale, risorse per lo Stato, sviluppo occupazionale e sicurezza per i consumatori”.

Il Presidente Mancini, esprimendo la volontà di un settore che ha investito milioni di euro e aperto migliaia di negozi, si dice pronto ad una battaglia in Parlamento “perché una tassazione così elevata è un’assurdità. Tassare un dispositivo, la sigaretta elettronica, che risponde alle medesime normative dei cellulari e le ricariche per e-cig non contenenti nicotina lascia intendere che la tassa non serve a scoraggiare i fumatori ma solo a battere cassa. Pensa forse il Governo di poter finanziare le nuove spese con una tassa sulle e-cig? Non comprende che tale tassazione non può garantire le entrate necessarie, visto che nel 2012 il fatturato complessivo del settore è stato di 350 milioni di euro? Inoltre l’eccesso di tassazione su e-cig e ricariche distruggerà la filiera italiana (un’eccellenza in Europa) in quanto sarà facilmente aggirabile da parte degli operatori stranieri attraverso la vendita online attraverso canali internazionali spesso non tracciabili e di cui non può essere garantita la sicurezza”.

Infine ANAFE dichiara che se una tassazione così alta dovesse essere approvata si andrebbe verso la chiusura di almeno il 60-70% dei punti vendita entro 90 giorni, con una perdita di non meno di 3.000 posti di lavoro e di tutte le tasse e i contributi da questi pagati in termini di IVA, IRPEF, IRES, contributi pensionistici e dazi doganali. “Con una tassazione così congegnata, non accompagnata da una regolamentazione del settore, lo Stato si troverà con entrate assai minori di quanto previsto, facendo saltare la copertura sul provvedimento di rinvio dell’IVA”.

 

SIGARETTA ELETTRONICA: PRODUTTORI, REGOLE E CONTROLLI SUI PRODOTTI SONO FONDAMENTALI

testata

Roma, 13 giugno 2013

Serve un sistema normativo coerente e controlli stringenti sulle sigarette elettroniche importate dall’estero e commercializzate con minori controlli come su Internet”, questo l’appello dell’associazione dei produttori ANAFE dopo l’indagine del Salvagente che ha svelato la presenza di metalli pesanti e tossici nei liquidi di alcune e-cigarettes. “Qui in Italia – precisa Massimiliano Mancini, presidente ANAFE – lavoriamo con elevati standard di sicurezza, i nostri prodotti sono sicuri e rappresentano l’80% del mercato”.

“Certamente – prosegue Mancini – ci sono anche prodotti importati dall’estero, spesso senza o con scarsi controlli, che costano meno ma che possono presentare dei rischi, per la nostra come per tutte le altre categorie merceologiche. Arrivano da Cina, Polonia, India, Croazia, Russia… Un import selvaggio facilitato dalla mancanza di regole”.

Il Presidente Mancini prosegue invitando i consumatori a scegliere il prodotto cercando i marchi più noti, tracciabili, con tutte le informazioni sull’azienda, piuttosto che rivolgersi a siti web spesso anonimi dietro cui non si sa chi si celi, per risparmiare qualche euro”.

Il Presidente Mancini ritiene infine necessario “che le istituzioni stabiliscano un controllo rigido dei prodotti immessi sul mercato, auspicando però che non si arrivi ad una caccia alle streghe. La sigaretta elettronica costituisce una rivoluzione per i fumatori. Infatti come ha dichiarato il Prof. Tirelli, direttore del dipartimento di oncologia medica dell’Istituto Tumori di Aviano, se si riducesse del 10% il fumo di sigaretta cancerogena e lo si sostituisse con la sigaretta elettronica, si potrebbero avere 3000 morti in meno l’anno e questo solo per i tumori del polmone e in Italia”.

Affinché si possano trovare sul mercato prodotti di qualità, ANAFE è sempre stata d’accordo ad una limitazione alla vendita della sigaretta e dei liquidi ai soli punti vendita autorizzati secondo criteri stabiliti da una legge ad hoc per il settore delle e-cig.

 

Italia Oggi: Sigarette elettroniche, tassa e non accisa

Nessuna contrarietà ad una tassa sulle sigarette elettroniche (e-cig), purché questo non avvenga mediante l’applicazione dell’accisa, come per i tabacchi. Questa la proposta dell’Associazione nazionale fumo elettronico (Anafe), in merito alla possibilità, prevista dal decreto pagamenti, di predisporre una tassa ad hoc sul fumo al vapore. A confermare l’orientamento dell’Associazione, Massimiliano Mancini, presidente Anafe, secondo il quale «per la sigaretta elettronica si può pensare a un sistema di tassazione, ma assoggettarla all’accisa come i tabacchi, consegnando il monopolio della vendita a una categoria da sempre garantita, è inaccettabile». Ad oggi infatti, molti tabaccai vendono già le sigarette elettroniche, quindi secondo a quanto risulta all’ Anafe, se verrà imposta la vendita solo mediante i tabaccai, nei primi 30 giorni successivi a tale decisione saranno circa 1.500 i punti vendita specializzati di sigarette elettroniche, sui circa 3 mila esistenti sul territorio, a dover chiudere, con una ricaduta sia in termini di perdita di posti di lavoro di (circa 4 mila addetti), sia in termini di diminuzione di gettito per l’Erario. A confermare l’importanza che sta assumendo il settore, Anafe riporta le dichiarazioni del Professor Umberto Veronesi, secondo cui «il commercio della sigaretta elettronica, potrà far risparmiare al Servizio sanitario nazionale 600 milioni di euro l’anno».