Nessuna contrarietà ad una tassa sulle sigarette elettroniche (e-cig), purché questo non avvenga mediante l’applicazione dell’accisa, come per i tabacchi. Questa la proposta dell’Associazione nazionale fumo elettronico (Anafe), in merito alla possibilità, prevista dal decreto pagamenti, di predisporre una tassa ad hoc sul fumo al vapore. A confermare l’orientamento dell’Associazione, Massimiliano Mancini, presidente Anafe, secondo il quale «per la sigaretta elettronica si può pensare a un sistema di tassazione, ma assoggettarla all’accisa come i tabacchi, consegnando il monopolio della vendita a una categoria da sempre garantita, è inaccettabile». Ad oggi infatti, molti tabaccai vendono già le sigarette elettroniche, quindi secondo a quanto risulta all’ Anafe, se verrà imposta la vendita solo mediante i tabaccai, nei primi 30 giorni successivi a tale decisione saranno circa 1.500 i punti vendita specializzati di sigarette elettroniche, sui circa 3 mila esistenti sul territorio, a dover chiudere, con una ricaduta sia in termini di perdita di posti di lavoro di (circa 4 mila addetti), sia in termini di diminuzione di gettito per l’Erario. A confermare l’importanza che sta assumendo il settore, Anafe riporta le dichiarazioni del Professor Umberto Veronesi, secondo cui «il commercio della sigaretta elettronica, potrà far risparmiare al Servizio sanitario nazionale 600 milioni di euro l’anno».