Tra polemiche, moda e serrate dei tabaccai, gli affari delle sigarette elettroniche non vanno in fumo. Con 350 milioni di fatturato previsto per il 2013 e circa 4.000 addetti tra strutture commerciali e produzione diretta, quello delle sigarette elettroniche è un business sempre più forte. I numeri, rileva Anafe, Associazione nazionale fumo elettronico, dimostrano che in Italia sta diventando un vero e proprio must tra chi vuole dire addio a cenere e fumo, convertendo il 10% di fumatori in svapatori pari a un milione di persone, e che ha indotto gli operatori del settore a fondare un’associazione ad hoc. “Abbiamo deciso di unirci – spiega a Labitalia Massimiliano Mancini, presidente Anafe, Associazione nazionale fumo elettronico – per essere ascoltati dall’autorità, in quanto vorremmo contribuire a diffondere la giusta informazione su questa tecnologia rivoluzionaria, dal punto di vista sanitario e sociale. E’ un’ottima alternativa – fa notare – al modo di fumare tradizionale e non crea danni, anche se siamo contrari a ‘medicalizzare’ un prodotto che non è nato come una medicina”. “La sigaretta elettronica – continua Mancini – è un’invenzione cinese, diffusa in pochi anni in tutto il mondo e funziona perchè è un dispositivo semplice da usare ed estremamente intuitivo. Mantiene la ritualità al quale il fumatore è abituato e avendo un piccolo dispositivo permette la creazione di una nebbia colloidale o aerosol che poi viene chiamato erroneamente fumo. Si genera, quindi, una sostanza simile al fumo, pur non essendo fumo perchè non è creata da alcun tipo di combustione”. – E fumare la sigaretta elettronica può anche essere ‘goloso’. “Lo svapatore – assicura Massimiliano Mancini – può fumare assaporando degli aromi che poco hanno a che vedere con la nicotina. Ci sono persone che hanno piacere a svapare il tiramisù piuttosto che banana, fragola, arancia o vaniglia tanto per ricordarne alcuni”. “Si possono anche fare – suggerisce il presidente Anafe – miscele personalizzate, mantenendo appunto la ritualità del fumatore staccandosi però dalla dipendenza al gusto della nicotina”. “Diversi studi internazionali – ricorda – pongono la sigaretta elettronica2-3mila volte al di sotto della dannosità che viene generata dalla combustione del tabacco. E poi, al di là dei proclami del marketing da chi opera nel settore, è sufficiente chiedere a chiunque è diventato uno svapatore quali sono le sue sensazioni dopo aver cambiato. Nel 99% dei casi, sono positivi sia dal punto di vista del rigore fisico che della praticità. E non ultimo anche economico, perchè sia la sigaretta elettronica che le ricariche sono molto più economiche delle sigarette tradizionali, perchè non sono gravate da accise o da tasse specifiche”.