“In riferimento alle istanze presentate oggi dalla Federazione italiana tabaccai, con cui auspichiamo un confronto aperto e trasparente, ci auguriamo che un eventuale intervento da parte dello Stato sulle sigarette elettroniche possa prima passare per un’attenta osservazione di vantaggi e svantaggi del dispositivo anche in ottica di salute e costi sanitari, e che al riguardo venga effettuato un trasparente dibattito sia a livello governativo che parlamentare”. Lo afferma Massimiliano Mancini, presidente di Anafe (Associazione nazionale fumo elettronico). “Per quanto riguarda i liquidi per le sigarette elettroniche, ovviamente solo per quelli contenenti nicotina, pensiamo si possa arrivare a una tassazione equa e bilanciata – sottolinea – che permetta a questi nuovi prodotti di continuare ad essere economicamente accessibili per i consumatori che, in Italia, sono gia’ piu’ di un milione. Il 10% circa del totale dei fumatori ha trovato nella sigaretta elettronica un’alternativa al fumo tradizionale, con meno rischi per la salute, e ci auguriamo che lo Stato non voglia impedire ai consumatori di utilizzare questa valida alternativa, ne’ stroncare un mercato che, ricordiamo, nel 2012 ha realizzato un fatturato di circa 350 milioni di euro con l’apertura di circa 1.500 punti vendita e l’impiego di un totale di circa 4.000 persone (escluso l’indotto)”. “Tutto cio’ mentre nei primi due mesi del 2013 – conclude – sono scomparsi quasi 10mila esercizi commerciali in Italia (dato Confesercenti). Viene in mente cio’ che diceva Reagan su come di solito si comporta lo Stato rispetto al nuovo: se qualcosa si muove, tassala; se continua a muoversi, regolala; e se si ferma, sussidiala. Ecco, speriamo che nel nostro settore non si debba arrivare alla terza fase a causa delle prime due”.