Roma, 9 luglio 2014
Da 6 a 35 euro: questa sarebbe la conseguenza sul prezzo di vendita di un flacone di ricarica per sigarette elettroniche della nuova tassa sulle e-cig proposta nella bozza di decreto legislativo che punta a riordinare la tassazione sui tabacchi e le sigarette elettroniche.
Lo denuncia Anafe-Confindustria, associazione nazionale produttori fumo elettronico, sgomenta di fronte all’ennesimo tentativo di distruggere il settore della sigaretta elettronica, senza che si sia mai aperto un serio e reale confronto tra le istituzioni e gli operatori come invece previsto dal Tavolo aperto lo scorso febbraio.
A seguito di una prima analisi della bozza del D.lgs su accise e imposte di consumo applicate ai tabacchi e alle sigarette elettroniche, Anafe-Confindustria rileva che, nonostante l’ordinanza del Tar Lazio confermata dal Consiglio di Stato che ha sospeso l’imposta di consumo pari al 58,5% del prezzo di vendita, rinviando gli atti alla Corte Costituzionale, il Governo sembra voler andare avanti sulla strada di una imposizione fiscale che non consideri le peculiarità del settore. “In primo luogo” spiega il presidente di Anafe-Confindustria Massimiliano Mancini “le sigarette elettroniche continuano ad essere ciecamente assimilate al tabacco. Questa volta cercando di trovare un’equivalenza impossibile da stabilire tra una svapata e un tiro di sigaretta”. Una metodologia così congegnata “dà la sensazione che per il Governo l’unica preoccupazione sia tassare per provocare la sparizione del prodotto, e ciò anche senza alcun riguardo per il diritto alla salute e persino per le casse dello Stato che, sino ad ora, ci hanno solo rimesso. Il tutto ricordando sempre che l’Italia è l’unico paese occidentale a tassare la sigaretta elettronica”.
Grazie a questa metodologia di valutazione che, come si evince dalla bozza, vedrebbe un flacone da 10 ml di liquido corrispondere a 15 pacchetti di sigarette tradizionali (con un’imposta di consumo di circa 24 euro per ogni flacone), gli impatti economici e sull’occupazione derivanti da questo nuovo regime di tassazione sarebbero ancora peggiori : se con un’imposta di consumo al 58,5% il prezzo di un flacone da 10 ml sarebbe passato da un prezzo medio al pubblico di 6 euro a circa 21, adesso si arriverebbe addirittura a 35 euro (+480%).
“A questo punto ci chiediamo quale sia il senso di una nuova imposizione fiscale che ignora e anzi peggiora le ragioni per le quali la precedente è stata sospesa e considerata illegittima e che oltretutto si basa su modelli privi di alcuna base scientifica. Una scelta che avrà come unica conseguenza un contenzioso senza fine invece di porre fine ad ogni contenzioso, come invece indicato dal sottosegretario Legnini in una recente dichiarazione pubblica”.